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La sigla SSD sta per “Solid State Drive”, ovvero Unità allo stato solido. Questo nome vagamente metafisico sta ad indicare la nuova generazione di hard disk che sta velocemente sostituendo i tradizionali dischi meccanici.

Quello che salta immediatamente all’occhio dei dischi SSD è che sono mediamente più piccoli (da 32 GB ad un massimo di 1 TB) e decisamente più costosi: in media, un SSD da 512 GB costa 400 Euro, contro gli 80 euro scarsi necessari per un buon hard disk Western Digital da 1 TB. Per gli SSD, il costo per ogni gigabyte si aggira quindi sugli 0,8 Euro, contro gli 0,08 Euro dei dischi tradizionali.

Questi due aspetti insieme farebbero pensare che un SSD è una fregatura colossale, ma non ho ancora detto i due vantaggi principali di un SSD rispetto a un disco meccanico: velocità e affidabilità.

La velocità, sia in lettura che in scrittura è enormemente più elevata, e l’affidabilità derivata dal fatto di non avere parti meccaniche in movimento è un aspetto che in troppi sottovalutano ma è invece importantissimo. Un disco SSD è leggerissimo, consuma quasi nulla e se cade a terra non si rompe e non perderete i vostri dati (al contrario dei dischi classici, tranne questo). Non serve una caduta per rompere un disco meccanico: la vita media di un hard disk è di circa 4 anni, passati i quali si è a rischio di una rottura più o meno improvvisa.

Ma ora torniamo in tema: velocizzare il proprio computer, magari vecchiotto, con un SSD.

Per prima cosa, occorre chiarire che i vantaggi di un disco SSD vengono percepiti su qualsiasi computer: che sia un notebook di ultima generazione o il più fetido degli assemblati di parecchi anni fa, qualsiasi computer che possa ospitare un disco in formato SATA trarrà vantaggio da un disco SSD.

In seconda battuta, occorre capire quanto sia difficile montare questo tipo di disco nel proprio sistema: alcuni portatili offrono l’accesso al disco semplicemente allentando una vite e sfilando un cassettino; per altri occorre smontare tutto il pannello inferiore e per altri ancora è necessario un disassemblaggio completo. Non è possibile descrivere tutti i casi possibili, quindi una bella ricerca in Google potrebbe fare al caso vostro: inserite il modello del vostro portatile seguito dalla parola “teardown” (o “disassembly”, o “tear apart”) e sicuramente troverete qualcosa.

Per i computer Apple della serie MacBook/MacBook Pro, tutti i modelli con batteria removibile hanno il disco rigido raggiungibile proprio dal vano batteria, nascosto da 3 o 4 viti: l’operazione di sostituzione è molto semplice e si trovano molti tutorial su come procedere nel sito di iFixit; i modelli unibody con batteria integrata non sono difficilissimi da smontare, come potete vedere da questa guida.

Un computer desktop  non presenta queste difficoltà: basta aprire il vano laterale e tutti i componenti sono raggiungibili e sostituibili con un banale cacciavite a croce.

Il problema sollevato dalla maggior parte delle persone è: come evitare di reinstallare tutto il sistema operativo? Dal mio punto di vista, installare un sistema operativo “fresco e pulito” è sempre cosa buona e giusta: che si tratti di Windows o di Mac OS X, un sistema operativo installato ex-novo è molto più scattante di un sistema che ha lavorato per mesi o anni. Ma comunque, per venire incontro a questa esigenza, ci sono programmi che si occupano di clonare il sistema operativo dal vecchio disco al nuovo.

Per Windows, un software come EaseUS ToDo backup è l’ideale, in quanto permette di clonare un disco più grande rispetto a quello di destinazione (questo è il caso più frequente). Per Mac, l’ottimo Carbon Copy Cloner è diventato un software a pagamento; resta disponibile la versione 3.4.7 che è compatibile fino a Mac OS X Leopard; il supporto a Mountain Lion non è ufficialmente supportato (men che meno Mavericks) e quindi non è consigliabile usarlo in presenza di versioni di OS X successive alla 10.5.

Esistono soluzioni indipendenti dal sistema operativo, per esempio Clonezilla, che si basa su Linux e che si avvia da CD. Per finire, per gli amanti degli sport estremi, è possibile usare un qualsiasi Linux per eseguire il comando dd if=… of=… , che altro non fa se non copiare bit per bit un disco sorgente su un disco di destinazione. Ma forse sto esagerando.

Personalmente, ho già installato qualche SSD in sistemi differenti:

  • Samsung 840 Evo 256 GB in un Dell Latitude E6400 del 2009 e in un MacBook Pro 13 pollici del 2013
  • Crucial M4 256 GB in un MacBook del 2007
  • Kingston HyperX 3K 256 GB in un Mac Mini Server del 2012
  • Sandisk Extreme in un PC assemblato con scheda madre MSI + Intel Core i7 Sandy Bridge, 8 GB di RAM

In tutti i casi, il comportamento del computer è cambiato in maniera radicale, registrando un’impennata evidentissima delle prestazioni. I computer con porta SATA a 6GB/sec ovviamente sono riusciti a sfruttare tutta la velocità del disco, mentre i sistemi con porta SATA a 3GB/sec non hanno raggiunto il top delle prestazioni possibili dall’SSD.

Ma nonostante questo, ribadisco, la velocità operativa del computer è drasticamente cambiata in meglio.

Con Natale che si avvicina, direi che è una buona idea per farsi un regalo.

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L'unico responsabile sei tu che non ti sei informato abbastanza e ti sei fidato ciecamente del primo idiota su Internet.




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