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Un pò di tempo fa, con la scusa del Black Friday/Cyber Monday, stavo valutando qualche alternativa al mio attuale hosting provider, ovvero Hostgator.

Premetto che non ho mai avuto alcun problema durante questi ultimi anni: velocità, caratteristiche tecniche e assistenza clienti sono davvero di altissimo livello, ma visto che il mio lavoro (o almeno, una parte) riguarda anche il web, mi sembra doveroso conoscere un pò più a fondo altre realtà (come ho fatto per Aruba e GoDaddy).

Detto ciò, alla fine ho ceduto alla tentazione e, alla modica cifra di 171,29 Euro, ho acquistato dal provider SiteGround il piano di hosting GrowBig, della durata di 3 anni, con un mega sconto sul prezzo di listino (che sarebbe stato di circa 466 Euro). Come per HostGator, SiteGround offre tre piani di hosting di tipo shared (condiviso): StartUp, GrowBig e GoGeek; i piani corrispondono più o meno ai tre di HostGator: Hatchling, Baby e Business. Il piano GrowBig è il livello intermedio e quindi è paragonabile al mio attuale piano, Baby.

Dopo 36 secondi dal pagamento via PayPal, sono partito immediatamente con il trasferimento delle zone DNS per tutti i domini, dei file dei siti, dei database, delle configurazioni della posta (per alcuni domini non uso Google For Work). Ovviamente, ho dovuto anche aggiornare i NameServers dei domini, che sono gestiti esternamente all’hosting. In linea di principio (e questo è un consiglio personale), è sempre meglio gestire hosting e dominio in maniera separata. La gestione è lievemente più complessa, ma è anche più flessibile e meno soggetta a limiti di natura burocratica (e poi spiegherò il perchè di questa frase).

Il pannello di controllo è sempre cPanel, e questo è un grandissimo vantaggio, in quanto non ho perso nemmeno un secondo per cercare le funzionalità che mi servivano. C’è da dire che, al di fuori di cPanel, anche il pannello amministrativo (billing, opzioni accessorie, offerte) è molto semplice e tutto è a portata di mano, cosa che mi ha consentito di attivare in 2 minuti l’accesso via SSH per iniziare a trasferire i file dei siti da HostGator. Perchè SSH e non FTP? Perchè trasferire più di 3 file via FTP è un processo idiota: va bene per un qualsiasi novellino del web, ma sinceramente una persona “un minimo” capace utilizza SSH (e lo pretende dal suo provider) perchè è più veloce, più affidabile, più sicura.

E qui, la prima differenza con HostGator: per usare SSH con SiteGround, occorre creare la chiave di accesso da un apposito pannellino di controllo. HostGator permette l’accesso senza chiave, e dal punto di vista della sicurezza l’approccio di SiteGround è migliore.

[box] HostGator 0 – SiteGround 1 – I requisiti di sicurezza sono più elevati su SiteGround [/box]

Ok, procedura eseguita in 3 minuti (ho dovuto scaricare Pageant e PuTTYGen dal sito di Putty) e primo accesso da linea di comando. “Com’era la sintassi di scp?” e dopo aver digitato man scp scopro che su SiteGround non sono state installate le man pages… oh beh, poco male, con Google il problema si risolve in 2 secondi ma… azz… non ricordo MAI la sintassi di alcuni comandi, e man mi servirebbe.

[box] Hostgator 1 – SiteGround 1 – La configurazione della shell di HostGator è più permissiva e adatta ai principianti (o a chi ha poca memoria) [/box]

Quindi mi accingo a procedere al trasferimento di tutti i files con scp ma scopro che la connessione non è consentita, visto che HostGator non fornisce a sua volta una chiave di autenticazione per le connessioni SSH. Poco male, su HostGator (sempre via SSH) creo gli archivi delle varie directory con tar e quindi, da SiteGround, li trasferisco con wget. Per la cronaca, stiamo parlando di circa 12 GB di dati: via FTP, ci avrei messo circa 1 ora e mezzo per il download e circa 28 ore per l’upload (ho una banalissima connessione Infostrada, 20Mbit down e 1Mbit up); via SSH, l’operazione è durata circa 10 minuti, con una media di trasferimento di circa 20 MB/sec (MegaBytes, non MegaBits!). Se il vostro hosting provider non prevede SSH, è ora di rivolgersi ad un partner più serio 😉

Non mi dilungherò sulla modifica dei record NS dei domini; confermo solamente che i DNS di NameCheap sono davvero veloci. Dopo pochi secondi dalla modifica dei record NS, la maggior parte dei miei domini era già gestibile dal cPanel di SiteGround, e quindi ho iniziato a inserirli usando l’opzione Addon Domains. Trasferire i database MySQL è stata un’operazione di difficoltà e durata trascurabile (da cPanel, sezione Backup, è possibile eseguire velocemente un backup di tutti i database e dall’altra parte, la procedura di importazione è altrettanto semplice). Dopo aver modificato un pò di record dei database (cambiando hosting, sono cambiati i path assoluti dei siti) e modificato i vari wp-config.php per farli combaciare con i paramentri del nuovo server MySQL, tutti i siti erano on-line, con un downtime stimato intorno ai 10 minuti, scarsi.

Insomma, circa un’ora dopo aver cliccato il pulsante “acquista” su PayPal, il nuovo hosting era già attivo e funzionante, e i siti completamente trasferiti. Rapido controllo su Google Analytics, Google Webmaster Tools e GTMetrix: tutto a posto, problemi rilevati: zero.

Ed ora, si continua con la recensione. Paragonando le caratteristiche fra i due provider, la maggior parte delle funzionalità sono presenti ambo i lati. Banalmente, il supporto a MySQL, PHP, Ruby, CGI, Perl, Cron, SSH, cPanel, QuickInstall e compagnia bella è identico; ci sono però alcune caratteristiche offerte da SiteGround che invece sono assenti in HostGator.

In poche parole, si tratta di:

  • SuperCacher, che velocizza i siti basati su WordPress e Joomla
  • scelta della location del Datacenter (Amsterdam, Chicago, Londra e Singapore)
  • supporto a PostgreSQL

Di queste tre caratteristiche, l’unica che in effetti ha un valore è il SuperCacher, una caratteristica unica di SiteGround; per attivarlo, occorre semplicemente installare un plugin in WordPress (o Joomla… ma qualcuno lo usa ancora?), e procedere alla semplicissima configurazione. Il SuperCacher velocizza fino a 4 volte il vostro sito (dice SiteGround), e, nel mondo reale, arriva senza troppi problemi almeno a 2 volte (dico io, usando come strumento GTMetrix). Se avete configurato in maniera decente il vostro sito WordPress/Joomla, evitando plug-in e temi mal scritti, è molto probabile che la velocità di download del vostro sito aumenti di un bel pò.

Passando oltre questa caratteristica, pregevolissima, rimangono le altre due: i quattro datacenter e il supporto a PostgreSQL. HostGator utilizza due datacenter, entrambi in America (precisamente, nello Utah e in Texas – yeeee-haaaa! – maggiori info qui) e non supporta PostgreSQL per i server condivisi (mentre nelle VPS e nei server dedicati, su richiesta viene installato). Quindi, questo round se lo aggiudica SiteGround.

[box] Hostgator 1 – SiteGround 2 – Le caratteristiche accessorie come il SuperCacher sono esclusive di SiteGround [/box]

Per finire, è giusto però valutare l’aspetto che alla fine interessa tutti: quanto costa? E su questo, i prezzi di HostGator e SiteGround sono simili, ma non proprio uguali. Paragonando i due piani intermedi di shared hosting, i numeri dicono questo:

HostGator, Baby Plan, sottoscrizione per 1 anno: 11,95 Dollari/mese  = 131,52 Euro/anno + IVA

SiteGround, GrowBig Plan, sottoscrizione per 1 anno: 12,95 Euro/mese = 155,4 Euro + IVA

Se ora andate a visitare i siti dei due provider, vi renderete subito conto che i prezzi che ho indicato sono più alti del 30% circa. Perchè? Entrambi offrono uno sconto per tutti i nuovi clienti, e a volte in occasioni speciali (come, appunto, il Black Friday e Cyber Monday) questi sconti diventano davvero consistenti. Ma attenzione: lo sconto si applica solo alla prima fattura, e al primo rinnovo vengono applicati i prezzi di listino. Ciò vuol dire che, se volete risparmiare, vi conviene sottoscrivere un piano triennale piuttosto che uno annuale, e calcolate fin da subito quanto dovrete sborsare dopo i primi 3 anni.

Quindi, tralasciando il costo iniziale che viene abbondantemente scontato per via della formula “nuovo cliente”, su un piano triennale il costo di rinnovo a quanto ammonterebbe?

HostGator, Baby Plan, rinnovo per 3 anni: 9,95 Dollari/mese = 358,2 Dollari/anno, circa 329 Euro + IVA

SiteGround, GrowBig Plan, rinnovo per 3 anni: 12,95 Euro/mese =466,2 Euro + IVA

Ed è qui che la differenza si sente, e non poco: calcolando il tasso di cambio Dollaro/Euro (che potrebbe anche migliorare) e applicando l’IVA, 3 anni con HostGator costano circa 398 Euro, contro i 563 Euro richiesti da SiteGround. Ok, c’è qualche caratteristica in più (una sola che valga la pena, a dire il vero) ma è giustificabile con la spesa di 165 Euro (inserire la propria risposta; la mia è no).

Oltretutto, entrambi i provider offrono una sottoscrizione gratuita a CloudFlare, un buon servizio CDN, che una volta configurato correttamente ottimizza in modo abbastanza evidente la velocità di risposta del vostro sito; detto ciò il valore aggiunto del SuperCacher scende un pochino e non giustifica 165 Euro di spesa in più, nemmeno mettendo sul piatto della bilancia PostgreQL e i 4 datacenter. Almeno, questa è la mia opinione.

Questo round se lo aggiudica HostGator, portando il confronto a un pareggio

[box] Hostgator 2 – SiteGround 2 – Il prezzo iniziale e anche quello di rinnovo sono più bassi con HostGator [/box]

E quindi, chi vince? A mio avviso, sono praticamente equivalenti: le caratteristiche principali sono tutte presenti, le uniche differenze riguardano la presenza di alcuni accorgimenti tecnici da parte di SiteGround, bilanciate però dal prezzo inferiore offerto da HostGator. Entrambe le aziende offrono un ottimo servizio di assistenza, via telefono, chat e ticket. Consiglio l’assistenza via chat, in quanto più immediata e disponibile 24 ore su 24; ho chiesto assistenza in orari impossibili e nei giorni festivi, e non ho atteso più di 5 minuti.

Su Hostgator si trovano pareri discordanti: c’è chi sostiene che la qualità del servizio è andata scemando nel corso degli ultimi anni e più precisamente da quando è stata acquisita dall’Endurance International Group (info più approfondite qui), e c’è chi non è d’accordo, come il sottoscritto. SiteGround, d’altro canto, non fa parte del gruppo Endurance, e quindi si è conquistata le simpatie di chi è rimasto deluso da HostGator, BlueHost e da numerosi altri provider.

Non dimentichiamo che stiamo parlando di un servizio che, a conti fatti, costa circa 150 Euro l’anno, e con questa cifra si trovano una miriade di provider con offerte più o meno equivalenti; stiamo anche parlando di siti (compreso questo) che di certo non arrivano alle centinaia di migliaia di accessi giornalieri, per i quali è richiesto un livello di servizio decisamente più elevato. Senza arrivare fino a RackSpace, che richiede un impegno intorno ai 150 Dollari/mese per una soluzione cloud based, è chiaro che un sito con migliaia di accessi giornalieri richieda molto di più di 150 Euro l’anno. Ma, di conseguenza, risulta anche ovvio che un sito che generi questi numeri possieda anche delle entrate adeguate, e quindi il problema non si pone.

Riassumendo, dal punto di vista tecnico le due soluzioni si equivalgono, ma il fattore costo (sia durante la prima fatturazione, che al rinnovo) fa pendere l’ago della bilancia verso HostGator. Personalmente, quindi, HostGator risulta vincente, anche se di poco.

[box] E abbiamo un vincitore: HostGator! [/box]

PS: all’inizio dell’articolo accennavo a “problemi di natura burocratica” a proposito della gestione dei domini. In poche parole, io sconsiglio vivamente di acquistare un dominio insieme all’hosting, in quanto poi, se si vuole cambiare hosting, bisogna anche trasferire il dominio (e ci vogliono almeno 24 ore se si è fortunati, ma si arriva anche a 5 giorni). Gestire tutti i propri domini presso un unico registrar e puntare ognuno verso i nameservers dell’hosting (o, ancora più semplicemente, puntare il record www verso l’IP del proprio hosting provider) è molto più flessibile in quanto consente la gestione precisa di tutta la zona DNS e non si incontrano problemi burocratici né tecnici. Per esempio, a volte un provider non consente di gestire i record MX (quelli relativi alla posta) al di fuori dei propri sistemi (come fa Aruba, per esempio), e questo preclude all’utilizzo di servizi alternativi come Google For Work.

Aggiornamento!

Se avete letto fin qui, vi starete chiedendo: “Ma alla fine, sei rimasto su Siteground oppure sei tornato su HostGator?” . Sono tornato su HostGator, perchè c’è stata una piacevole sorpresa. Quando ho trasferito tutti i servizi verso il nuovo provider, a distanza di un paio di settimane ho avviato la procedura di cancellazione dell’account su HostGator; durante la compilazione dei campi obbligatori (c’è un modulo da compilare), poco prima di inoltrare la disdetta definitiva, è apparsa un’opzione che mi consentiva di chattare con un operatore. Ho cliccato e ho atteso l’arrivo dell’operatore (10 minuti, ed era pure Domenica) e, armato di una buona dose di faccia tosta, ho spiegato i motivi della disdetta (prezzo di rinnovo molto alto se confrontato al prezzo del mio nuovo account su SiteGround).

Non mi dilungherò nei dettagli della conversazione, ma alla fine sono riuscito a strappare uno sconto del 50% se rinunciavo alla disdetta e rimanevo in HostGator. Ovviamente, ho accettato e ho chiesto di aggiornare i dettagli della fattura di rinnovo (che era disponibile da settimane nel mio pannello di controllo). Nel giro di un’oretta, avevo un nuovo totale in fondo alla fattura (di MOLTO inferiore a prima) e quindi ho proceduto al rinnovo.

Quindi, ho ripetuto (al contrario) tutti i passaggi fatti un paio di settimane prima (nameservers, FTP, MySQL, cPanel) per rimettere a posto tutto ciò che avevo stravolto e nel giro di poche ore tutto è tornato come prima (downtime, praticamente zero). Il cambio Euro/Dollaro era anche lievemente migliorato nel frattempo, quindi ho risparmiato anche qualche Euro extra (oltre allo sconto). Un pò faticoso, ma ne è valsa la pena.




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