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La notizia è più o meno questa: una sentenza della Corte Europea (datata 13 Maggio 2014) che vede coinvolta Google, Google Spain e alcuni rappresentanti di governo di diversi paesi dell’Unione Europea (fra i quali l’Italia) ha sancito che Google deve rimuovere alcune voci dai risultati delle ricerche in quanto lesivi per la reputazione dei soggetti citati.

In parole povere, la Corte Europea ha aperto le porte alla censura, o se preferite, alla riscrittura della storia un pò come viene raccontata nel romanzo 1984 di George Orwell.

E’ abbastanza interessante mettere in relazione il fatto con questa notizia, datata 2 Luglio, dove il giornalista della BBC Robert Peston si chiede “Perchè Google mi ha spedito nell’oblio?”. La risposta è nell’articolo stesso, dove infatti Peston parla del suo articolo e si viene a sapere che aveva parlato delle marachelle della banca Merryl Lynch, e di un tale  Stanley O’Neal (anche se in realtà lo stesso Peston fece intendere che O’Neal fu più che altro un capro espiatorio per i pezzi ben più grossi di lui).

Ora, le notizie riportate da Peston erano (e sono) veritiere: in fondo Merryl Lynch ha avuta un ruolo chiave nella più grossa crisi finanziaria dei tempi moderni, e quindi non si configura alcun reato di diffamazione se le notizie riportate sono veritiere.

Quindi: perchè Google ha rimosso i collegamenti al blog di Peston dai risultati delle ricerche?

Facile: perchè qualcuno glielo ha chiesto.

Non ci vuole un genio per capire chi abbia fatto una tale richiesta (O’Neal,  Merryl Lynch o Paolino Paperino?) e non ci vuole un altro genio per capire perchè Google stia applicando alla lettera questa direttiva (e così velocemente).

A mio avviso, vuole creare il precedente, e mettere sotto gli occhi di tutti quanto sia pericolosa questo “diritto all’oblio”: governi, banchieri e persone “potenti” possono usare questa nuova arma per sotterrare notizie scomode, e riscrivere almeno in parte la loro storia e la loro reputazione.

Internet è diventata una memoria collettiva a lungo termine che rende difficile, se non impossibile, nascondere le malefatte. E infatti, dopo poche ore dalla rimozione del link del blog di Peston, su Twitter sono aumentati i cinguettii con protagonista l’articolo di Peston, l’azione di Google e le critiche alla sentenza della Corte Europea. Vale la pena leggere un pò qui, e anche qui.

In sostanza, la mossa di Google è stata molto intelligente: hanno ricevuto la richiesta di rimozione e hanno applicato la sentenza alla lettera, ma hanno informato anche il diretto interessato, ovvero il sig. Peston, che ovviamente non ha perso tempo e ha pubblicato un bell’articolo dove viene (ovviamente) riproposto anche l’articolo originale. E lo stesso ha fatto anche The Guardian, che si è vista arrivare una mail da Google dove segnalavano ben 6 articoli rimossi dai risultati delle ricerche.

Il prevedibilissimo risultato è che, se qualcuno voleva nascondere qualcosa, non ha fatto altro che dargli ulteriore risalto. Anche l’ultimo dei rincoglioniti sa bene che, se non si vuole attirare l’attenzione, è bene stare zitti e far finta di niente. 

Vediamo adesso i prossimi passi dei genii della Commissione Europea.

Ah, e per finire: come mai tutti si accaniscono contro Google? Esistono millemila motori di ricerca, come Bing, Virgilio, Yahoo e… come dite? usando questi motori di ricerca non si trova una mazza? Noooo, una mazza si trova, guardate: mazza. Visto? 😉




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